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Catechesi

IL PASTORE BELLO e LA PORTA SPALANCATA (Gv 10,1-10)
IV di PASQUA

Ci sono delle parole del Maestro assai misteriose. Quasi degli enigmi!
Eh sì, parla in modo figurato, con immagini semplicissime, eppure evocative di cielo e di pienezza e di vita.
“Recinto, porta, pecore, pastore”. Che genere di discorso è questo? Che sarà mai? Chi ci sarà dietro e dentro?
Sarà un rebus da risolvere o una “rivelazione” da accogliere? mi dicevo.
Mentre mi arrovellavo per arrivare alla soluzione, m’è arrivato un simpatico video sul cellulare. Ne arrivano tanti, in questi giorni, ma questo non me l’aspettavo: riportava il transito di migliaia di pecore dal “passaggio di Napoleone”.
Una transumanza. Incredibile ai nostri giorni e dalle nostre parti. Un amico me l’aveva inviato, girato dal vivo, con tanto di sorpresa e fioriti commenti di sottofondo.

Ecco l’enigma della Parola di Dio riportato sul mio telefonino: “In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante”. Così il Vangelo!
Così anche quel gregge al “passaggio di Napoleone”, infilato in un’immensa processione di pecore dentro l’unico varco possibile, l’unica porta aperta che dalla statale immette nella val d’Adige.Se qualcuno avesse voluto entrare in mezzo al gregge avrebbe dovuto scavalcare le barriere, che in quel luogo sono quasi dei baluardi. Ma quell’azione sarebbe stata fatta solo per far del male alle pecore, per spaventarle o per fare anche di peggio. Falsi pastori sarebbero stati; lupi rapaci pronti ad attaccare e ad uccidere.

Invece: “Il pastore delle pecore entra attraverso la porta”. C’erano proprio dei pastori che accompagnavano quell’imponente gregge. Certo, con mezzi moderni di locomozione, ma pur sempre pastori che conducevano e guidavano.

“Le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore ciascuna per nome, e le conduce fuori”.

Gesù è questo ”Pastore buono” (“bello”, scrive in verità l’evangelista, perché è la bellezza che ne dipinge tutte le caratteristiche e le virtù e le qualità e l’essenza, finanche la bontà), cui il guardiano, Dio Padre, apre perché possa portare le sue pecore durante l’esodo della vita.
Sì, le conduce fuori dai recinti angusti verso la libertà dei pascoli aperti.
Cosa devono fare le pecore? Solo ascoltare la voce di Colui che “conosce per nome”. E poi... via, verso la libertà!
Un vero passaggio che porta dalla schiavitù alla libertà, dalla morte alla vita.
Enigma risolto, dunque: io sono parte del gregge; noi siamo un gruppo di discepoli che si mettono a seguire una voce soave, ma ferma e decisa.
Voce rassicurante perché sa che cammino seguire.
Il Pastore conosce me, te, ogni discepolo.
Conosce per nome.
E conduce il cammino verso una “vita in abbondanza”.
Anzi, è proprio lui il Cammino.
Ed è anche la Porta stessa della strada che sfocia non nella morte, ma nella vita.
“Io sono la porta”. Non la porta del recinto, però: se fosse, farebbe parte anche Lui del recinto di un’istituzione che vuole rinchiudere le pecore in una serie di leggi e di regole.
No, Lui è la “porta delle pecore”, perché l’unica legge è la libertà d’amare.
La Porta della libertà d’amare!
Una porta di servizio.
Una porta a servizio delle pecore, dunque.
L’unica apertura per accedere a Dio.
Una porta spalancata su uno spazio senza limiti: o si passa da qui o non si incontra Dio!
Che pretesa! diremo noi.
Ma l’evangelista Giovanni non ha dubbi e presenta Gesù mettendogli in bocca una rivelazione dietro l’altra, perché così vuole la fede in Colui che è l’unica, reale e definitiva presenza di Dio.
Dio è Gesù! Prezioso come “l’acqua viva”, fragrante come “il pane”, necessario come “la luce del mondo”. Unico! Sì, unico!
Finora Gesù aveva usato immagini stupende di cose per rivelarsi; ora applica a sé la figura di una persona: il Pastore che depone la sua vita per le pecore.
Unico e vero perché non sta sopra le sue pecore, ma in mezzo al gregge;
le conosce per nome e non viene per spadroneggiare sul gregge;
le protegge e cura la debole: mai gli viene in mente di abbandonarla, ma ne va in cerca nel caso si perda.
E alla sicurezza del recinto, preferisce l’incertezza del cammino, perché sa che quello è necessario per le pecore che intendono trovare pascoli verdeggianti dove vivere imparando ad amare.
Un vero Pastore con la puzza delle pecore addosso!
Questo è Dio!
Così è Gesù: Pastore e Porta. Non ladro né recinto.
Si è rivelato non per pretendere, ma per dare tutto di sé.
Non dogma religioso né teoria morale, ma passione e anelito di vita.
Chi lo segue e passa per la porta del suo Vangelo trova senso e gusto del vivere, perché impara che la vita è dono e servizio.
E tu, di che Dio sei?
Che pastore segui?
Sei prigioniero di recinti sicuri e rassicuranti o parte del gregge che varca soglie spalancate che danno accesso a terre dove scorrono il latte e il miele da condividere con tanti che non hanno ancora gustato il cibo succulento del Vangelo?
Buon Cammino! Buon Passaggio! Buona Pasqua!
Buona “vita e vita in abbondanza”!
Don Giorgio

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